la Repubblica.it pLo zio sociologo del tifoso morto dopo i tragici fatti della finale di coppa Italia, ripropone in un libro (Dante & Descartes) l'analisi dei fatti, sullo sfondo del mondi ultrà e dei media, nella speranza che nella Napoli lontana dai salitto del potere qualcosa possa veramente cambiare

La vicenda che ha portato alla morte di Ciro ha generato una catarsi. Scampia e Napoli sono divenute un tutt’uno, scrollandosi di dosso luoghi comuni e vittimismo. Ma a differenza della cittadinanza, continua a esserci una fetta della nostra politica che non riesce ad identificarsi con l’anima vera di questa città, non riesce a essere classe dirigente. La notte è appena calata sul piazzale che porta il nome di Ciro, all'ombra delle Vele. Vincenzo Esposito si sfila la cravatta di Marinella indossata per il rito collettivo dei funerali, accende il pc e inizia a scrivere. La riflessione a caldo sulla scelta dei consiglieri comunali che proprio nel giorno del lutto non seppero rinunciare alla festa organizzata a Palazzo Reale per i cento anni del Re delle cravatte, diventa il punto di partenza per un libro sull'omicidio di Coppa Italia. In “Ciro Esposito, ragazzo di Scampia” (Dante & Descartes, 133 pagine, 10 euro) “lo zio Enzo”, come lo chiamano nel quartiere, non ripercorre solo la tragica vicenda familiare. «Qui – spiega l'autore – la mia figura di sociologo si sovrappone a quella di semplice parente della vittima e inizia un percorso di analisi degli avvenimenti oltre che del panorama ultrà italiano». Vincenzo lo fa selezionando 24 articoli pubblicati nel corso dei 53 giorni di agonia del 29enne.

esposito 2Scampia è Gomorra. È la famiglia Savastano. È «vienete ’a piglia’ ’o perdono». È: «ma è proprio così,vero?». Un business ha prodotto un altro business. La poesia del film di Garrone è stata spazzata via dalla fiction che – secondo loro – dovrebbe mettere a nudo il cancro di una realtà e presto sarà bissata. A proposito: a quando un album di figurine? Se ne sente la mancanza.
A Scampia, però, non ci sono solo i Savastano. Ci sono anche gli Esposito. E a casa Esposito sarà un Capodanno particolare. Il primo senza Ciro, il giovane tifoso del Napoli morto di calcio. È da poco in libreria “Ciro Esposito. Ragazzo di Scampia”, un libro firmato dallo zio del povero Ciro, Vincenzo, un passato nella Fiom e di battaglie politiche, edito dalla libreria Dante & Descartes. Un libro che è anche una raccolta degli articoli pubblicati in quei giorni a Napoli. Anche. È soprattutto la testimonianza e il racconto dello zio. Sin dai primi momenti di quel pomeriggio del 3 maggio, quando la tv diffondeva informazioni approssimative e a casa Esposito arrivavano telefonate rassicuranti di chi era lì: «Ciro è stato colpito a una mano».
A leggere quelle righe, l’ansia risale anche mesi dopo. È inevitabile immedesimarsi con una famiglia che improvvisamente si ritrova al centro di una tragedia. Vincenzo Esposito pone subito l’accento sulla trama scelta dai mass-media, sull’abisso tra il succedersi dei fatti e il copione recitato da giornalisti e opinione pubblica. Con Genny ’a carogna al centro della scena. E la notizia della fantomatica rapina di cui sarebbe stato protagonista Ciro.