Il seminario di stamane, naturale prosieguo della discussione avviata ieri con la teleconferenza, ha come suo obiettivo fondamentale l’approfondimento delle questioni legate alla qualità del vivere urbano nella città. Vogliamo cercare di costruire, in modo unitario, sin dal momento della riflessione – da qui la presenza ai nostri lavori degli amici e compagni di Cisl e Uil di Napoli – un’ipotesi di lavori che ci consenta di dare continuità ad alcune intuizioni unitarie, rielaborandole, nell’ambito di una politica confederale unitaria sulla città.
Nella breve introduzione ai lavori di questa giornata tenterò di definire il quadro d’insieme dei problemi e delle proposte legate alla qualità del vivere urbano, tralasciando l’analisi dei dati, per i quali rimando ai materiali contenuti nella cartella e l’approfondimento tematico sulle singole questioni che, invece, sarà svolto dalle comunicazioni previste dall’organizzazione dei lavori del seminario.
La scelta di porre al centro della nostra iniziativa futura la qualità del vivere urbano nasce da una duplice esigenza: garantire ai napoletani, attraverso il dispiegarsi di un nuovo protagonismo del sindacato confederale, standard di vita civile e diritti di cittadinanza commensurabili a quelli dei cittadini delle aree forti del paese e tentare di trasformare questa metropoli amorfa in area erogatrice di servizi qualificati alle imprese e alle persone, centro propulsivo della rinascita della nostra regione e del Mezzogiorno.
Mi sia consentito, in questa sede, citare un solo dato che racchiude in sé emblematicamente le contraddizioni di questa città: Napoli ha tassi di inquinamento acustico e ambientali superiori alle grandi megalopoli industriali senza avere, però, nessuno dei benefici che pur lo sviluppo industriale comporta, anzi con una qualità del vivere urbano confrontabile con quella di alcuni centri urbani dei paesi in via di sviluppo. Va rotta la spirale perversa di una crescita senza sviluppo che si alimenta attraverso l’intermediazione clientelare sulla cosa pubblica che trasforma diritti elementari in concessioni amichevoli.
Una riflessione su una possibile piattaforma per una città umana non può certamente prescindere dai problemi di ridisegno della città che i processi di deindustrializzazione, nell’area occidentale e orientale, hanno determinato. Basti pensare solo ai grandi problemi ma anche alle grandi possibilità che pone la discussione sul riuso, nella zona orientale, degli ex-manufatti industriali, ma abbiamo valutato opportuno, vista la complessità del tema, di affrontare in modo approfondito questi problemi in un apposito seminario. Invece, stamane vorremmo concentrare la nostra attenzione su una questione specifica; individuare gli interventi necessari atti a garantire ai cittadini napoletani quei diritti di cittadinanza minimi riconducibili al diritto alla mobilità, ai servizi pubblici, ad un sistema di comunicazione efficiente sapendo che questi diritti debbono essere fruibili anche per quei cittadini che orbitano su Napoli nell’ambito delle sue funzioni di capoluogo regionale. Affrontare queste questioni in modo efficace impone, a noi tutti, la necessità di addivenire a scelte chiare e inequivocabili.
L’esigenza di costruire una piattaforma di lotta confederale sulla città ha radici in una serie di iniziative sindacali – vorrei qui ricordare lo sciopero sulla vivibilità – che però hanno avuto il limite di non trasformarsi in iniziative articolate, con obiettivi e controparti ben definiti, riconducibili a un progetto globale di intervento.
La scelta che proponiamo è quella di ricercare le ragioni di una nuova confederalità proponendo un intreccio tra l’iniziativa categoriale sulle questioni dell’organizzazione delle aziende pubbliche e dei servizi e l’uso delle loro risorse interne, valorizzando e definendo in primo luogo la risorsa lavoro e l’esigenza propria di un nuovo e moderno sindacato confederale che punta ad allargare l’area tradizionale di tutela, proponendo un nuovo patto di solidarietà con, al centro, la difesa dei diritti di cittadinanza. In questo contesto la nostra iniziativa deve affrontare quella che potremmo definire la questione delle questioni: la riforma dell’amministrazione comunale nel senso di una sua riorganizzazione come strumento agile ed efficace al servizio dell’utenza.
Noi proponiamo che si vada alla formulazione di una vera e propria carta dei diritti dei cittadini nei confronti dell’amministrazione come atto unilaterale offerto dai sindacati di categoria all’utenza. L’iniziativa sindacale in questo settore deve sempre più tendere al coinvolgimento dei cittadini ricercando un terreno di incontro, anche nello sviluppo dell’iniziativa contrattuale, tra l’esigenza dei cittadini di avere servizi efficienti e quella dei lavoratori di ampliare e consolidare l’area di tutela sindacale.
Per riformare, davvero e dalla parte dell’utenza, la macchina comunale, va perseguita senza esitazione la strada della distinzione tra il momento della programmazione del controllo che compete alle assemblee elettive e ai loro organi e quello della gestione che va affidata alle aziende, che debbono realizzare gli indirizzi programmatori, nel massimo dell’efficienza, della trasparenza, dell’economicità, nel rispetto di standard qualitativi soddisfacenti.
È necessario, a nostro avviso, definire anche strumenti straordinari di intervento, mi riferisco alla possibilità di proporre strumenti legislativi e finanziari simili a quelli già praticati sulla riconversione industriale, per il controllo, la gestione e la riqualificazione, laddove è possibile, della risorsa lavoro. Per questo pensiamo che la gestione dei servizi comunali è una tematica che va affrontata non escludendo forme di intervento diretto nel sistema delle imprese pubbliche che fa capo all’Iri.
L'ente comunale è una controparte importante non solo per la necessità, inderogabile, di una sua autoriforma ma anche, in primo luogo, in quanto è uno dei principali soggetti programmatori, insieme alla regione, sulla politica degli orari, dei servizi e su quelle atte a garantire la mobilità dei cittadini. Ma non va dimenticato che il comune, nella sua veste di erogatore di servizi burocratici e gestore di servizi sociali, è anche parte attiva non secondaria nella possibilità di realizzare politiche degli orari diversificate.
Noi siamo convinti che c’è un intreccio stretto tra la questione della gestione degli orari e le possibilità effettive di mobilità nella metropoli ma a monte di questa discussione va posta una scelta, oramai ineluttabile, sulla quale si è aperta una feconda discussione tra i sindacati dei trasporti a Napoli. Qualsiasi politica di intervento sulla mobilità dei cittadini, per essere credibile e praticabile, non può più limitarsi a ribadire la necessità di privilegiare il mezzo pubblico ma deve dichiarare e praticare una politica strutturale di inibizione dell’uso del mezzo privato, quantomeno nel centro storico.
Va ripresa e rilanciata una felice intuizione, per l’altro unitaria, quella di individuare aree adibite a parcheggio, nella periferia, praticando in questo modo una politica tendente a riportare le piazze di Napoli alla loro funzione originaria di agorà, luogo di socializzazione, patrimonio storico, monumentale e architettonico destinato alla fruizione di tutti i cittadini. Solo una scelta chiara, di questo tipo può consentire poi il dispiegarsi effettivo di una politica sindacale sulla mobilità.
Una scelta sindacale orientata in tal senso richiede perà la consapevolezza in noi tutti che come movimento dei lavoratori siamo un pezzo importante ma non esaustivo della società civile, esistono e agiscono altri soggetti su quelle questioni rispetto ai quali una politica con pretese egemoniche da parte nostra non solo sarebbe miope ma non ci condurrebbe molto lontano. Noi pensiamo che su questa problematica vada praticata la stessa scelta operata insieme ai compagni dei trasporti sulla questione di Piazza Plebiscito: costruzione congiunta con le organizzazioni sociali impegnate su questo terreno, di una proposta che coniughi insieme il diritto dei lavoratori dei trasporti a svolgere il proprio lavoro in condizioni umane e quello dei cittadini ad avere un servizio pubblico efficiente e un luogo urbano fruibile in modo civile.
Non entrerò qui nel merito delle singole proposte avanzate dai compagni dei trasporti ma mi limiterò a porre una sola questione che mi sembra centrale.
Noi dobbiamo definire non solo un piano che si ponga l’obiettivo di restituire le piazze più importanti del centro storico ai cittadini ma anche proporre, in modo esplicito, la costituzione di un’ampia e permanente isola pedonale che consenta il traffico privato in modo circolatorio solo nel perimetro del confine del centro storico; penso, per capirci, a inibire tutta l’area compresa all’interno del perimetro costituito da Via Toledo, Corso Umberto I, Via Duomo, Via Foria.
Un altro elemento cruciale per una gestione armonica dell’ambito urbano è la gestione delle politiche degli orari. Noi abbiamo di fronte una molteplicità di problemi che richiedono anche la scelta di programmare momenti di approfondimento e di ricerca: riteniamo, però, che sia possibile tentare di definire alcune questioni partendo dal presupposto che su questa tematica è necessario non solo avviare da subito momenti negoziali ma bisogna essere pienamente consapevoli che una piattaforma che assuma gli orari come uno degli elementi attivi d governo del territorio, va costruita «in progress», sperimentando e rivedendo durante il percorso la nostra impostazione. Va anche superata una impostazione pur presente al nostro interno, che riduce la tematica degli orari ad un mero problema quantitativo e che sembra interessi prevalentemente gli esercizi commerciali e quindi solo i sindacati del terziario.
Una politica degli orari, tendente a eliminare il caos e le diseconomie insiti nell’attuale gestione casuale e perversa degli orari, deve non solo tentare di definire, attraverso la sperimentazione, i bacini territoriali di riferimento e le necessarie politiche a supporto della mobilità dei cittadini, ma anche porsi l’obiettivo d riportare a gestione e controllo tutti gli orari, in primo luogo quelli produttivi, quindi è terreno di iniziativa della confederazione, dei sindacati dei servizi ma anche, in modo non secondario, dei sindacati dell’industria.
Nella sperimentazione della gestione della politica degli orari va praticata un; politica che assuma non solo la necessità di definire una gestione articolata e differenziata degli orari di inizio e fine attività per settori merceologici e ambiti territoriali, ma anche l’esigenza di organizzare in modo nuovo la gestione nel tempo e nello spazio dell’erogazione dei servizi. Vogliamo porre, in questa sede, un problema: è pensabile gestire gli orari a prescindere dalla necessità di rivedere, pei esempio, la durata temporale di apertura degli sportelli comunali?
Ma una strategia di governo del territorio che sceglie di rendere possibile pei l’utenza la fruibilità dei servizi burocratici al pomeriggio, richiede una modifica radicale dell’organizzazione della macchina burocratica; modifica abitudini, ha bisogno di essere incentivata, apre nuovi orizzonti di contrattazione nel pubblico impiego tutti da sperimentare.
Noi proponiamo su queste questioni di intervenire su alcuni filoni di lavoro:
- individuazione dei bacini territoriali di riferimento per la sperimentazione di orari degli esercizi commerciali che consentano la fruibilità dei servizi offert nel tempo di non lavoro;
- collocazione a valle o a monte degli orari dei grandi centri produttivi d alcuni servizi sociali, in primo luogo degli asili e delle scuole;
- definizione di una fascia flessibile degli orari di inizio delle attività produttive tra le varie unità e nell’ambito delle stesse;
- sperimentazione dell’apertura pomeridiana dei servizi comunali;
- individuazione di una politica della mobilità a supporto di queste scelte.
Infine, la giornata di ieri, da questo punto di vista è stata una sperimentazione sul campo: vanno rese disponibili le occasioni di riduzione della mobilità fisica delle persone che le nuove tecnologie dell’informazione consentono. È una questione spesso sottovalutata al nostro interno: le tecnologie dell’informazione consentono l’erogazione, in tempo reale, alle persone e alle imprese, a costi contenuti, di servizi qualificati dall’homebankingalla teleconferenza. Basti pensare sole a cosa ha significato, per il settore della distribuzione commerciale, in un paese come la Francia, la diffusione di massa di servizi come il Minitel.
Le tecnologie dell’informazione possono consentire la disponibilità nello spazio e nel tempo di servizi altrimenti difficilmente decentrabili, come la gestione e la distribuzione delle informazioni applicate alla formazione e all’apprendimento. Su quest’insieme di questioni, qui brevemente illustrate, che saranno approfondite nel corso dei lavori, vorremmo avanzare alcune proposte operative.
Realizzare un coordinamento tra le categorie interessate alla gestione degli orari produttivi, commerciali e dei servizi, che promuova anche un osservatorio attivo sulle sperimentazioni da realizzare.
Costruire una proposta su traffico e mobilità sulla quale costruire il coinvolgimento della cittadinanza.
Avviare un lavoro di coordinamento tra le categorie delle tecnologie dell’informazione, sia della produzione che della gestione, con l’obiettivo primario di contrattare la sperimentazione su larga scala delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie e costruire una politica unitaria sul settore.
Assumere come elemento qualificante dell’iniziativa confederale la proposta di riforma della macchina comunale, anche alla luce delle novità introdotte dalla legge di costituzione delle realtà metropolitane.
Agli amici e compagni della Cisl e della Uil, se reputano interessante questo filone di lavoro, proponiamo di individuare da subito gli elementi che ci vedono convergenti, approfondire insieme le possibili divergenze per costruire una proposta da sottoporre ad una riunione congiunta degli organismi dirigenti confederali per approvare e offrire alla città le nostre proposte. Per costruire insieme quella che noi abbiamo voluto chiamare, semplicemente, una città umana.
Relazione al convegno della Camera del LAvoro di Napoli: Per una città più umana. Analisi e proposte della Camera del lavoro di Napoli, 1989