Le considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia confermano le preoccupazioni avanzate da più parti sullo stato dell’economia italiana. Nel 2004, a fronte di una crescita dell’economia mondiale stimata al 4,5 per cento, frutto di una crescita del 4,5 per cento dell’economia statunitense, del 4 per cento di quella giapponese, del 7 per cento di quella asiatica e dell’1,5 per cento dell’area dell’euro. L’economia italiana, secondo il Governatore, con uno sviluppo pari in media all’1,4 per cento all’anno, nell’ultimo quinquennio, si situa nettamente al di sotto della media europea. Il numero medio di addetti delle nostre imprese, al netto di circa 2.400.000 imprese con un solo addetto, è di circa 8 dipendenti (3,6 al Sud), a fronte dei 13 in Francia e in Germania e 15 nel Regno Unito.
Per il Governatore la bassa crescita e la ridotta competitività fanno emergere difficoltà in un numero sempre più ampio di imprese anche medio-grandi.
Fazio afferma che è necessario invertire la tendenza, tornare a una crescita sostenuta a partire dal sostegno alla domanda d’investimenti e denuncia che la spesa per infrastrutture è stata inferiore alle aspettative; denuncia, inoltre, che l’incremento delle attività in opere pubbliche si è concentrato nelle regioni settentrionali: nel Mezzogiorno il valore delle opere realizzate è lievemente diminuito.
Il Governatore afferma che “Il Mezzogiorno, meglio integrato nel sistema produttivo nazionale e in quello europeo, offre una riserva di crescita potenziale per l’abbondanza di lavoro giovanile, per risorse culturali e ambientali sulle quali costruire uno sviluppo del turismo e di forme di produzione che puntino sul capitale umano, sull’informatica, sulle nuove tecnologie, sulle energie rinnovabili”.
In questo quadro l’economia campana, come evidenziato dal Rapporto curato dallo Svimez, presenta interessanti caratteristiche in controtendenza. La spesa pubblica regionale, come auspicato dal Governatore per l’Italia, sta svolgendo una funzione anticiclica di sostegno alle attività produttive. Inoltre la diffusione dei Patti territoriali e dei Piani di indirizzo territoriali (Pit) sta stimolando lo sviluppo di una imprenditorialità locale ma permangono tre problemi: un problema di produttività, che è più bassa di quella italiana; un problema di tasso di attività, che è più basso di quello italiano; un problema di occupazione, che è più basso di quello italiano.
La Regione Campania sta tentando di definire un suo progetto di sviluppo. La concertazione tra Regione e forze sociali sta delineando una strategia di sviluppo forzando la riqualificazione produttiva attraverso il sostegno alla ricerca e all’innovazione spendendo migliaia di miliardi.
La Regione Campania è quella che, in Italia, ha il doppio della percentuale di spesa pubblica in ricerca rispetto alla media nazionale ed è l’unica sulla media europea. La Campania si è dotata di un piano regionale dei trasporti che punta ad una integrazione regionale di sistema, ma tutto ciò non basta.
Quello che manca alla Campania e al Mezzogiorno è il ruolo del Governo e una politica nazionale a sostegno del sistema Mezzogiorno. Trasformare il Mezzogiorno in un’opportunità di crescita, come propone Fazio, significa affrontare grandi temi irrisolti dello sviluppo del Sud che possono aiutare la crescita complessiva del Paese, a partire dal sistema dei trasporti meridionale e dagli acquedotti.
Modernizzare ed efficientare la distribuzione dell’acqua, realizzare un civile e moderno sistema di collegamento sull’asse Campania-Puglia, sviluppare le vie del mare significa cominciare ad avere un’ottica di coordinamento, ragionare in una logica di sistema, il sistema Mezzogiorno.
Il discorso di insediamento di Luca di Montezemolo al vertice della Confindustria e le considerazioni finali del Governatore segnalano una inversione di tendenza positiva, una consapevolezza del rischio del declino e la necessità di costruire, nelle reciproche autonomie, una alleanza per una nuova politica di concertazione avviando una nuova fase di sviluppo per l’economia e lo stato sociale per il rilancio del nostro Paese.
Il banco di prova di queste intenzioni sarà la capacità di incalzare il Governo centrale a definire una politica nazionale per il Mezzogiorno.