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La riforma del sistema elettorale italiano ed un bipolarismo instabile hanno visto l’affermarsi, attraverso il sistema dell’elezione diretta di Sindaci, Presidenti di Provincia e di Regione, di una democrazia di mandato che ha privilegiato il protagonismo dei candidati a discapito della riforma del sistema dei partiti e ha portato la politica a circoscrivere il proprio orizzonte progettuale con il mandato elettorale. Poiché politiche di sviluppo serie ed efficaci hanno tempi di realizzazione che vanno ben al di là della durata delle cariche elettive abbiamo assistito allo svilimento del dibattito politico attorno ai grandi temi riguardanti le prospettive del Paese. Infatti, nessun rappresentante del popolo è disponibile a spendersi in una prospettiva di medio periodo, quando le sue possibilità di rielezioni sono legate al breve periodo e i benefici della sua politica sarebbero giudicati dai cittadini ma non al momento del voto per la sua riconferma.
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L’idea di aprire, in concomitanza con il convegno nazionale dei Democratici di Sinistra, un dibattito su sviluppo e innovazione, si è dimostrata una felice intuizione. Intendiamo qui raccogliere i fili della riflessione che si è articolata con molti contributi su L’Articolo e nel corso del convegno tenutosi Lunedì scorso a Città della Scienza.
In sintesi, nel nostro articolo avevamo proposto un confronto per individuare i possibili punti focali di una strategia per l’innovazione e proponevamo di assumere il digitale come chiave di volta per un intervento a 360° su questi temi, ritenendo che il fatto più importante dell’ultimo ventennio non è stata la caduta del muro di Berlino ma la digitalizzazione del sapere (Zollo). Consapevoli che quando la rivoluzione del digitale sarà compiuta tutto cambierà, noi vogliamo articolare una proposta sul piano nazionale e regionale.
L’obiettivo, ambizioso, è l’individuazione degli aspetti strategici sui temi della ricerca e dell’innovazione messi in campo nel laboratorio campano per contribuire, a partire da essi, a definire la strategia di un futuro governo nazionale (Elia).
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La situazione degli atenei italiani e lo stato della ricerca scientifica nel nostro Paese sono balzati agli onori della cronaca per effetto delle proteste contro la riforma Moratti. La risorsa “sapere” sarà al centro del convegno nazionale del 18 ottobre a Napoli su innovazione e sviluppo, promosso dai Democratici di Sinistra.
Sembra necessario, in questo contesto, cercare di ragionare su come il patrimonio di saperi rappresentato nella nostra regione dal sistema universitario – sette atenei e un bacino di duecentomila studenti – possa costituire il motore dello sviluppo possibile.
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Il ministro del Tesoro ha presentato un Documento di programmazione economica e finanziaria 2005-2008 ricco di buone intenzioni.
Nel documento si dichiara di voler ridurre il deficit passando dal 2,9 del 2004 al 2,7 del Pil, con un aggiustamento di 24 miliardi di euro rispetto all’andamento tendenziale 2005, stimato al 4,4% del Pil.
L’analisi congiunturale contenuta nel Dpef, delinea un quadro macroeconomico prudente ed in linea con le previsioni dei più qualificati istituti di ricerca, in controtendenza con la pratica delle finanziarie degli ultimi anni caratterizzata da un ottimismo infondato da parte del Governo.Dai dati presentati si evince un comportamento dell’Italia, sensibilmente al di sotto dei già sostenuti tassi di sviluppo europei, al limite della stagnazione.
Per l’anno 2004 il Dpef, prevede una crescita dell’1.2% del prodotto interno lordo, rispetto al 2% stimato nel documento di programmazione dell’anno scorso, mentre per il 2005 la crescita è stata stimata all’1,9%.